L’isola di Pasqua, anche conosciuta come Rapa Nui, si trova nell’oceano Pacifico, al largo del Cile, ed ospita una delle opere umane più misteriose al mondo: i Moai.
Sparsi sul territorio dell’isola ed alti dai 2,5 fino ai 20 metri, i Moai si presentano come grandi statue monolitiche scavate in blocchi di tufo basaltico, estratti dalla cava Rano Raraku, situata in prossimità dell’omonimo cratere. Complessivamente si contano ben 400 Moai rimasti incompleti. Secondo gli studiosi, queste enormi opere sarebbero state scolpite da schiavi polinesiani all’interno del cratere stesso, in posizione distesa, per poi essere issate in posizione verticale e spostate, con l’aiuto di tronchi e funi, e disposte lungo la costa. Il tragitto doveva essere impressionante ed estremamente suggestivo, tanto che la tradizione orale racconta che i Moai raggiungevano la costa camminando. Recentemente, è stato scoperto che, per scongiurare la caduta di questi giganti durante il trasporto, la base veniva lasciata tondeggiante, in modo che eventuali colpi producessero solo movimenti ondulatori, ma non cadute rovinose. Una volta giunti nei luoghi destinati e sede definitiva, gli scultori rifinivano le parti già scolpite e completavano le mancanti, dando così origine a delle straordinarie opere monumentali.
Nell’immaginario comune, i Moai dell’isola di Pasqua rappresentano delle teste. In realtà, le ultime ricerche hanno dimostrato che, nella maggior parte dei casi, la terra nasconde i corpi che completano le sculture. Riportati alla luce, i Moai raggiungono dimensioni davvero impressionanti!
L’aspetto dei giganti di pietra è sempre lo stesso: labbra chiuse, mento in alto e aria severa, a suscitare grande rispetto. Dei circa 1000 Moai, oggi solo uno è “vedente”, cioè dotato, come un tempo dovevano essere tutti, di pupille di ossidiana e sclera di corallo bianco; molti, invece, sono ornati di cappello di tufo rosso.
Tantissime sono le spiegazioni che nel corso degli anni sono state attribuite all’origine dei Moai dell’isola di Pasqua, ma nessuna può essere pienamente documentata. Il ‘perché’ di queste opere, dunque, resta tuttora misterioso.
Secondo i Maori, i Moai erano portatori di abbondanza e prosperità nei luoghi in direzione del loro sguardo. La realizzazione dei colossi di pietra costituiva dunque, verosimilmente, un auspicio di prosperità e pesca abbondante, dal momento che le statue risultano disposte lungo le coste dell’isola con lo sguardo verso il mare. Secondo altre teorie, i Moai rappresentavano gli antenati defunti o ancora i personaggi importanti della storia della comunità, e venivano quindi eretti a protezione dell’isola. Esiste, infine, un’ulteriore ipotesi percorribile, per la quale i Moai erano scolpiti a protezione delle tombe dei capi della comunità; secondo le credenze dell’epoca, infatti, i monoliti avevano la forza di assorbire i “mana”, cioè i poteri soprannaturali dei capi, e di attrarre su Rapa Nui la protezione degli dei e gli eventi propizi.
C’è ancora una leggenda, infine, che narra dei Tangata Manu, gli uomini-uccello giunti dal cielo su Rapa Nui guidati dal capo Makemake, creatore dell’umanità e dio della fertilità, che avrebbe ispirato la realizzazione dei Moai, creati a sua immagine e somiglianza.
Insomma, le leggende non mancano, e di certo non meraviglia che dietro un lavoro così ingegnoso ci sia una profonda spinta religiosa. Non c’è però alcuna certezza, ora che la civiltà di un tempo è stata spazzata via, lasciando solo i giganti Moai, a testimonianza di un passato misterioso…